Autonomie locali e servizi sociali: le reti di scuole per il superamento della crisi pandemica

Tra le molteplici implicazioni scaturite dalla pandemia da Covid-19, che ormai da più di un anno sta attanagliando il mondo intero, una su tutte pone degli interrogativi rispetto al concetto di ‘autonomia’. In questi giorni, ad esempio, in Italia si riflette sulla gestione delle campagne vaccinali che le singole Regioni stanno portando avanti in maniera disomogenea, spingendo il Governo a ridisegnare una strategia nazionale per migliorare l’efficienza e incrementare i ritmi di somministrazione. Cosa sta accadendo? In che modo l’emergenza sanitaria sta ‘stressando’ il concetto di ‘autonomia’ e cosa, nello specifico, ha comportato per le scuole e per l’autonomia scolastica la fase iniziale di questa emergenza, con il suo oneroso impatto per il mondo dell’istruzione?

Con il D.P.R. n. 275 dell’8 marzo 1999 fu emanato il Regolamento che conteneva le norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche. L’autonomia di tipo funzionale incide sugli ordinamenti in quanto conferisce agli istituti l’autonomia “didattica e organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo”, e la riforma del Titolo V della Costituzione ha determinato l’attuale assetto delle competenze legislative e amministrative in materia di istruzione e formazione, disegnando ulteriormente il processo di autonomia scolastica. Tutti questi fattori hanno nel tempo inciso variabilmente sulla scuola, anche se nessuno, all’epoca, sarebbe stato in grado di immaginare come essa sarebbe cambiata e quali sarebbero state le opportunità e le minacce di quel processo di trasformazione. La Redazione di Valu.Enews, intende quindi proporre all’interno della Rubrica ‘Pagine’ di questa edizione del Research Magazine una interessante riflessione sul tema dell’autonomia scolastica ai tempi della pandemia, a partire dal Fascicolo 2/2020 della rivista Autonomie locali e servizi sociali, edita dal Mulino.

Al suo interno è stato pubblicato un contributo redatto da Letizia Giampietro, Donatella Poliandri e Sara Romiti dal titolo Fare rete fra le scuole in Italia: innovazioni, vincoli e reali opportunità. Le ricercatrici INVALSI avviano nel documento una riflessione sulla collaborazione in rete nel campo dell’istruzione come un modo per esercitare la partecipazione attiva dei cittadini alla governance degli affari pubblici. Le reti hanno assunto un ruolo strategico per lo sviluppo di forme di decentramento progressivo maggiormente rispondenti alle esigenze espresse dai territori, in quanto in grado di interpretare più efficacemente, in termini di vicinanza e prossimità, i bisogni delle differenti comunità scolastiche. L’articolo affronta altresì l’evoluzione del quadro giuridico nazionale sulle reti di scuole, cui fanno seguito i dati sulla diffusione delle reti all’interno del nostro Paese e alcune rilevanti esperienze di networking. A parte alcune meritevoli eccezioni, le autrici sottolineano come in generale restino fuori dal discorso pubblico italiano alcuni temi cari al dibattito internazionale, principalmente riguardo allo sviluppo delle reti quali luoghi di confronto professionale dei singoli professionisti e delle comunità di appartenenza. Vi è quindi una varietà di caratteristiche che contraddistinguono le reti di scuole in termini di governance e collaborative professional learning, ovverosia una partecipazione collaborativa ai processi di apprendimento professionale. 

Ma cosa si intende quindi per networking nell’educazione nel dibattito internazionale e quali sono le sue principali caratteristiche? Il contributo sottolinea, in particolare, la prospettiva strategica necessaria per determinare il cambiamento educativo e attuare significativi processi di riforma scolastica. È passata in rassegna anche l’esperienza dell’attività di ricerca Valu.E for Schools sperimentata dall’Area di Ricerca Innovazione e Sviluppo dell’INVALSI nell’ambito del Progetto PON Valu.E, di cui abbiamo avuto modo di raccontare con costanza l’evoluzione proprio sulle pagine di Valu.Enews. Nell’ultima parte dell’articolo si evidenzia infine come lo sviluppo di reti di collaborazione professionale nel contesto italiano sia ancora in una fase iniziale: per questo occorrerebbe rafforzare questa pratica quale leva di potenziale innovazione sociale, soprattutto in tempi di emergenza, attraverso azioni di ricerca a supporto delle diverse forme di collaborazione, apprendimento e attribuzione di significato per stakeholder diversi. Il numero della rivista, ritenuto di particolare interesse dalla Redazione di Valu.Enews, presenta una serie di interventi rilevanti, a partire dall’introduzione di Brunella Fiore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca dal titolo Oltre la paura: la scuola autonoma come luogo di presa in carico della responsabilità del rischio o dal contributo scritto dalla stessa Brunella Fiore e da Consuela Torelli – Università degli Studi «G. d’Annunzio» di Chieti-Pescara – Cenerentole dell’autonomia? La decentralizzazione ai tempi del Coronavirus: il ruolo problematico degli Uffici Scolastici Regionali (USR) nelle prime fasi dell’emergenza. Se il primo intervento ripercorre il processo che negli ultimi venticinque anni ha accompagnato l’autonomia scolastica, rispetto alla quale in tanti nutrivano speranze e aspettative, ribadendo l’importanza della valutazione per la sostenibilità dell’autonomia stessa, il secondo entra nel vivo della fase di completo spaesamento in cui istituzioni scolastiche e relativi coordinamenti regionali si sono ritrovati nei primi mesi di lockdown, risalenti ormai a poco più di un anno fa. Le iniziative ministeriali e il ruolo degli Uffici Scolastici Regionali hanno di concerto scandito il processo di decentramento e riorganizzazione del sistema educativo nell’emergenza COVID-19. Tale lavoro, attraverso un’analisi documentaria condotta dalle autrici, ha posto in evidenza un decentramento limitato nonostante la pressione riorganizzativa legata all’emergenza. Gli USR, nella fattispecie, non sono riusciti a trasformare realmente in strumenti locali quanto stabilito a livello centrale, facendo eco alle disposizioni e alle circolari con una differente variabilità nella capacità di connettersi efficacemente al territorio nel periodo analizzato. È mancato dunque nella fase iniziale quel processo di decentralizzazione che prevede interazione e mediazione tra organi centrali e enti intermedi/territoriali. E ancora, L’autonomia dopo l’Autonomia nella scuola. Premesse, esiti e prospettive di una policy intermittente di Luciano Benadusi, Orazio Giancola, Assunta Vitteritti della Sapienza Università di Roma, è un contributo che avvia un dibattito tra premesse e promesse dell’Autonomia scolastica in Italia e compara Autonomia e performance degli studenti seguendo un approccio multidisciplinare. Altro tema di particolare interesse affrontato nel volume è quello dell'(in)equità, proposto da un punto di vista inedito da Paolo Barabanti e Mariagrazia Santagati dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il contributo sugli Studenti eccellenti con background migratorio: il contesto scolastico come fattore di successo. Lo studio analizza gli studenti eccellenti, top performer e resilienti da una particolare angolazione: infatti, se solitamente gli studi sulle disuguaglianze in istruzione si soffermano sugli insuccessi scolastici degli studenti appartenenti a fasce deboli, questa ricerca si concentra sulla prospettiva opposta, offrendo spunti di riflessione sulla performance di alcuni studenti svantaggiati che, malgrado condizioni di partenza altamente sfavorevoli, riescono a ottenere ottimi risultati scolastici. L’autonomia scolastica, nel porsi come obiettivo principe quello di garantire il successo formativo di tutti gli studenti abbandona la logica dell’uniformità dei propri studenti, per fondarsi sul diritto e il dovere di organizzarsi autonomamente per fornire risposte diversificate a un particolare e differenziato gruppo di studenti, con proprie caratteristiche cognitive, affettive e relazionali. Debora Mantovani, Federica Santangelo dell’Università degli studi di Milano Bicocca propongono invece uno spunto su I dirigenti scolastici e la scuola che cambia: alcuni spunti di riflessione a partire dall’indagine Talis 2018. Il contributo approfondisce il ruolo dei Dirigenti scolastici che dirigono le scuole secondarie inferiori pubbliche in Italia, affrontando la “nuova” sfida degli studenti con un background migratorio a partire dai dati dell’indagine Talis (Teaching and Learning International survey), che propone un quadro comparativo di indicatori internazionali (sono più di 45 i Paesi coinvolti), utili a sostenere i Paesi nello sviluppo delle politiche sull’insegnamento, sull’apprendimento e inerenti i docenti. I dati tratti dall’edizione 2018, in particolare, rivelano come le pratiche volte a promuovere la diversità e l’equità appaiano più comuni nelle scuole multiculturali e questo attivismo è più marcato nelle scuole socio-economicamente svantaggiate. Il volume presenta, infine, due contributi internazionali. Il primo, School autonomy and decentralisation in Portugal: a reluctant and contradictory path di João Sebastião, Susana da Cruz Martins, Ana Rita Capucha and Luís Capucha dell’Instituto Universitário de Lisboa, è un paper che propone un’interessante riflessione sulla natura delle trasformazioni, sempre nella sfera dell’autonomia scolastica e del decentramento, sulla base di un’analisi del sistema educativo portoghese dal punto di vista dell’autonomia scolastica nel contesto europeo, stabilendo confronti specifici con alcuni Paesi dell’Europa meridionale. Il secondo, Teachers’ Pedagogical Autonomy, Professional Development and Students’ Digital Skills: New Evidence from Italy di Kalyan Kumar Kameshwara, Nurullah Eryilmaz, Meng Tian e Andres Sandoval-Hernandez dell’Università di Bath, nel Regno Unito, è un contributo che esamina l’impatto dell’autonomia pedagogica degli insegnanti sull’alfabetizzazione informatica degli studenti. L’analisi empirica è stata condotta utilizzando i dati dell’ultimo ciclo dell’International Computer and In-formazione Literacy Study (2018) a cui anche l’Italia ha partecipato per la prima volta a pochi anni dall’introduzione della Legge 107 del 2015 sulla Buona Scuola, con una performance molto al di sotto rispetto agli altri Paesi europei. Da qui la necessità di approfondimento e di un ripensamento delle riforme per migliorare la qualità dell’istruzione in Italia. I risultati di questo studio internazionale mostrano come l’autonomia pedagogica degli insegnanti di per sé non sia significativamente associata alle competenze digitali degli studenti ma se combinata con determinati tipi di sviluppo professionale, essa può influenzare positivamente l’alfabetizzazione informatica degli studenti. I ricercatori sostengono dunque la necessità di impiegare risorse mirate per gli insegnanti al fine di investire sul loro sviluppo professionale attraverso l’alternanza di pratiche tra pari e percorsi standardizzati. Sperando di aver solleticato la curiosità dei nostri lettori, chi lo vorrà potrà approfondire le tematiche, in questa sede trattate brevemente, consultando il sito della rivista Autonomie locali e servizi sociali.

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