L’attività di ricerca Valu.E for Schools rappresenta uno dei pilastri principali del Progetto PON Valu.E (INVALSI): si tratta di un Programma di sviluppo e aggiornamento delle competenze professionali del personale scolastico che ha come finalità quella di sostenere le attività di autovalutazione delle scuole così come delineate nell’ambito del Sistema Nazionale di Valutazione (Azione 2 del Progetto PON Valu.E). Il Programma è condotto su supervisione dell’Area di ricerca Innovazione e sviluppo dell’INVALSI in collaborazione con tre partner selezionati mediante procedura pubblica nazionale nel corso del 2019: il Consorzio FADING delle Università di Bologna, Torino e Cattolica del Sacro Cuore, l’Organizzazione per la Preparazione Professionale degli Insegnanti (OPPI) e l’operatore specializzato KnowK. Le azioni formative e di supporto che si intendono sperimentare sono volte a migliorare la capacità di intervento del personale delle scuole nei processi valutativi e autovalutativi mediante un’azione formativa appositamente elaborata a tal fine. Per definire in chiave innovativa il framework scientifico e gli indirizzi teorici del Programma, il gruppo di ricerca del Progetto PON Valu.E si sta avvalendo della consulenza pedagogica del Prof. Filippo Gomez Paloma dell’Università di Macerata. La sua funzione, ad oggi, è stata quella di accompagnare il gruppo di progettazione nella definizione delle tre Linee di Azione Formativa (LAF) che rappresentano l’inquadramento scientifico alla base del design progettuale per le attività condotte da Valu.E for Schools nelle scuole di 9 regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Puglia, Campania e Sardegna). Il Professor Gomez Paloma ha scritto in collaborazione con la Redazione di Valu.Enews questo Editoriale a presentazione del background teorico e metodologico delle Linee di Azione Formativa (LAF) dell’Azione 2 del Progetto PON Valu.E.
L’Azione 2 del Progetto Valu.E ha come fine quello di “testare e valutare l’efficacia di modelli formativi diversi a supporto delle attività di autovalutazione delle scuole nel Sistema Nazionale di Valutazione”. Attori primari di questa Azione sono coloro che lavorano nella formazione del personale (in primo luogo le Università, gli enti di ricerca, le reti di scuole, gli enti di formazione, le associazioni, etc.) che, sulla base di un Bando di gara ad evidenza pubblica pubblicato dall’INVALSI, sono stati chiamati a collaborare con l’INVALSI nell’ambito del Progetto Valu.E per la progettazione e la realizzazione di attività formative e di supporto alle scuole. Queste attività di ricerca e formazione s onovolte a migliorare le capacità di intervento delle scuole italiane nell’autodiagnosi e nella compilazione del Rapporto di Autovalutazione (RAV) attraverso l’utilizzo di modalità innovative dedicate, con particolare riguardo allo sviluppo di competenze specialistiche per il personale scolastico. Gli obiettivi principali delle tre Linee di Azione Formativa (LAF). Quando l’INVALSI mi ha commissionato il compito di prefigurare un’intelaiatura scientifica che potesse orientare i soggetti potenzialmente interessati a prendere parte al Bando di gara nella redazione dei progetti, ho compreso il significato e il valore di tale necessità e ho condiviso l’idea di stilare delle linee guida. Riflettendo e confrontandomi con i colleghi del gruppo di ricerca del Progetto PON Valu.E ho ritenuto rilevante predisporre una cornice d’azione formativa entro la quale i soggetti partecipanti potessero intervenire autonomamente nell’ambito della ricerca e della formazione, partendo dal postulato indiscusso che il loro contributo scientifico e professionale rappresenta per la comunità scolastica un valore aggiunto di cui l’INVALSI si vuole avvalere. Ecco il motivo per cui sono nate le tre Linee di Azione Formativa (LAF) che presentiamo in questa sede. Ma andiamo per ordine e cerchiamo di comprendere alcuni elementi di questi tre percorsi che, in seguito alla selezione dei progetti a livello nazionale, dovranno essere implementati. Innanzitutto il significato delle Linee di Azione Formativa, poi le caratteristiche delle varie proposte e il perché di queste scelte e, infine, la ricaduta che ci si aspetta in futuro (vision). In questi ultimi anni la comunità scientifica e di professionisti che si occupano a vario titolo di ricerca nell’ambito dell’education ha fatto grandi passi avanti. Molte sono le scuole di pensiero in Italia che riconoscono la formazione in ambito scolastico come un indispensabile motore scientifico e culturale che consente ai docenti e ai Dirigenti Scolastici di modulare e rimodulare le proprie azioni didattiche e gestionali. Si tratta di una ricorsività necessaria che non si accontenta solo dell’aggiornamento a livello dei contenuti delle innovazioni scientifiche e culturali, ma che si orienta oggi verso la consapevolezza dei bisogni, dei significati soggettivi attribuibili all’esperienza (non solo professionale ma anche personale e di vita) e della valorizzazione delle attitudini necessarie per interagire professionalmente in modo costruttivo e fruttuoso. È un po’ come se si riconoscesse finalmente che, oltre all’oggetto della formazione, c’è da lavorare specificamente anche sul soggetto formatore e sul soggetto che si deve formare. Le modalità con le quali operare in tale direzione possono essere tante, e non è detto che tutte conducano a traguardi significativi e utili alla comunità scolastica. In qualità di esperto di ricerca didattica ed educativa ho pertanto contribuito a delineare tre LAF che rispecchiassero alcune tra le diverse modalità grazie alle quali sia possibile intervenire. Ciascuna di queste LAF afferisce a specifiche teorie pedagogiche frutto di studi nazionali e internazionali; queste teorie sono riconosciute come attendibili e hanno acquisito validità scientifica grazie a pregresse ricerche e progetti realizzati. Entriamo ora sinteticamente nel merito delle tre LAF e proviamo a descriverle partendo dalla prospettiva del formando, più che dai paradigmi scientifici che sottendono le stesse. Nella fattispecie: che cosa significa per il docente e per il Dirigente Scolastico confrontarsi con una specifica tipologia di approccio? La prima LAF: uno studio di caso. Partiamo dalla prima LAF, il cosiddetto studio di caso: senza voler entrare eccessivamente nel dettaglio, si tratta di un intervento di formazione che è finalizzato alla consapevolezza delle connessioni causali e correlative complesse che intercorrono tra alcuni fattori presi in considerazione e che definiscono la “specificità intrinseca” della tipologia di caso studiato. Un modo, in pratica, per “entrare” nelle dinamiche complesse delle attività autovalutative e valutative della scuola e accompagnare gli attori di tali processi a qualificarne consapevolmente le azioni e gli effetti. L’obiettivo che questa LAF 1 dovrebbe perseguire è la costruzione di un modello formativo di tipo qualitativo attraverso interventi/confronti realizzati, all’insegna di un approccio olistico, e che mirino a considerare il caso nella sua unica e irripetibile complessità. La parola chiave che potrebbe rappresentare la suddetta LAF è immersione. La seconda LAF: il Peer Learning. La seconda LAF, invece, opera secondo un’interessante logica di complementarietà e di molteplicità dei confronti e dei significati esperienziali. Si tratta del principio del Peer Learning, i cui vantaggi oggi sono oramai unanimemente riconosciuti a livello scientifico. Un apprendimento tra pari è quello che favorisce, con un’elevata possibilità di successo, lo sviluppo delle competenze e delle capacità di tutti i soggetti chiamati insieme a cooperare a partire dal reciproco riconoscimento del valore aggiunto dato dall’azione sinergica di tutti i protagonisti di questo processo. Ma quali sono i requisiti strutturali che intendiamo alla base di questo processo di Peer Learning? La cooperazione, la messa in discussione, l’immedesimazione, la divergenza mentale, il riconoscimento dei propri limiti e delle proprie potenzialità: questi sono solo alcuni tra i concetti fondamentali che orientano tale modalità di lavoro. Con queste basi, il Peer Learning, che vede partecipare attori di più scuole – sia a livello orizzontale (docenti/docenti e Dirigenti Scolastici/Dirigenti Scolastici), sia verticale (Dirigenti Scolastici/docenti e docenti/Dirigenti Scolastici) – si prefigura come un approccio funzionale e valido per quei soggetti affidatari interessati a lavorare sullo sviluppo di una plusvalenza che può sortire da un lavoro fondato sulla collettività e lo scambio per la crescita professionale. Potremmo dire che è un approccio che risponde alla parola chiave uno più uno è uguale a tre. La terza LAF: la Formazione Situata ed Enattiva. La terza LAF, pur avendo come connotazioni specifiche caratteristiche che potrebbero sembrare classiche e tradizionali nell’ambito del lavoro formativo, è una delle più difficili da attuare; nello stesso tempo è quella che, se ben compresa e implementata, potrebbe produrre ricadute più facilmente evidenziabili e tangibili. I principi della Formazione Situata, infatti, si giustificano in quanto si parte dall’idea che la didattica debba avere un valore enattivo, ovverosia essere orientata a perseguire un modello di formazione che consenta di valorizzare il contesto grazie al quale i processi acquisiscono significato e senso. Questa caratteristica di enattività, ormai riconosciuta e valorizzata a livello teorico, resta tuttavia ancora difficile da attuare. Infatti, mettere a fuoco le condizioni sociali dei processi di costruzione della conoscenza, nonché della formazione di competenze e tentare di superare la separazione/opposizione fra teoria e pratica – interpretando la formazione come attività eminentemente sociale e, quindi, connotata più o meno implicitamente da istanze emotive e di vissuto culturale – non rappresenta una semplice trasformazione metodologica. Si tratta di ripensare e riconoscere innanzitutto i meccanismi che sottendono agli apprendimenti al fine di consentire al formatore di esser parte del processo quanto lo sono il formando e il contesto: un processo all’interno del quale non esistono concetti da apprendere che siano avulsi da queste componenti. I docenti e i dirigenti scolastici che vivranno questa esperienza si aspetteranno di essere considerati attori protagonisti della costruzione e dell’attribuzione dei significati della conoscenza e delle competenze. Quest’ultime acquisiranno, pertanto, una connotazione psico-sociale dove corpo, mente e contesto faranno da collante metodologico. La parola chiave della LAF 3, quindi, potrebbe essere interazione. Aver definito le LAF, però, sicuramente non è sufficiente. Una volta che i soggetti partiranno con i loro progetti, infatti, all’INVALSI spetterà il compito di monitorarne l’andamento e gli effetti, cercando di comprendere principalmente quali sono i processi che si attiveranno e che porteranno a dei reali avanzamenti di competenza e successo nell’ambito culturale e progettuale dell’autovalutazione delle scuole. Valu.E for Schools: un grande gioco di squadra. Ed è proprio questo secondo compito che sollecita in me una grande curiosità scientifica, per poter comprendere come queste tre LAF potranno poi tradursi in modelli formativi da capitalizzare per il futuro. È questo infatti l’obiettivo primario dell’Azione 2 del Progetto Valu.E. D’altronde, se si è giunti finalmente (così pare) a riconoscere la valutazione e l’autovalutazione come strumento formativo e orientativo e non mero adempimento formale impregnato di asettiche sentenze, significa che siamo pronti a raccogliere i frutti di questo processo; significa, ancora, che si è messo in moto con vigore anche nel nostro Paese un nuovo filone di ricerca e di formazione da curare, sviluppare e sistematizzare. Oggi il mondo della ricerca e quello della scuola risultano ben consapevoli che per formare personale competente in ambito valutativo e autovalutativo ci sia bisogno di un grande gioco di squadra che coinvolga tutti gli stakeholder di ambito scolastico. Il tutto sempre a conferma che oggetto e soggetto di formazione, pur conservando la loro autonomia ontologica, restano due facce della stessa medaglia e, pertanto, fanno parte di uno stesso processo di insegnamento e apprendimento. Ecco perché attraverso l’Azione 2 del Progetto Valu.E, che abbiamo ribattezzato Valu.E for Schools, si vuole predisporre uno spazio di dialogo reale e significativo tra ricerca formativa e scuola, in cui la valutazione e l’autovalutazione diventino terreno di confronto per la crescita professionale di tutti gli attori protagonisti del mondo scolastico.
Filippo Gomez Paloma
Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo dell’Università di Macerata
Esperto Senior del Progetto PON Valu.E *
* Già Dirigente Scolastico, l’Autore è Professore Ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale presso l’Università di Macerata dove afferisce al Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo. Esperto Senior di ricerca per l’INVALSI nell’ambito del Progetto PON Valu.E si occupa di sostegno alle scuole partner progettuali per l’attività di ricerca c.d. “Valu.E for Schools”.